Spoleto7libri incontra Daniele Mencarelli, il suo prossimo romanzo parlerà anche di Spoleto

 

Daniele Mencarelli, famoso per il best seller “La casa degli sguardi” (2018), ha vinto il Premio Strega Giovani nel 2020 con il bellissimo romanzo “Tutto chiede salvezza”. Con lui abbiamo parlato dei suoi libri e di una tematica di grande attualità come la fragilità.

Daniele, tu hai un legame speciale con la nostra città. Proprio a Spoleto, in occasione del Festival del 2019, alla Sala Frau, è stata allestita una pièce teatrale tratta dal tuo primo romanzo, “La casa degli sguardi”. Che ricordo hai di quel momento?

Ho provato sicuramente una grande emozione, anche perché ho sempre considerato il Festival dei Due Mondi una manifestazione di avanguardia a livello musicale, artistico, teatrale e culturale in senso generale. Lino Guanciale, che ha poi interpretato il ruolo del protagonista, è uno di quegli attori della nuova generazione del cinema italiano con cui fra l’altro avevo più desiderio di lavorare.

Con il secondo romanzo, “Tutto chiede salvezza”, racconti l’esperienza di un ragazzo di venti anni costretto a subire un TSO. Siamo nell’estate nel 1994. Quel ragazzo eri tu. Come sei riuscito a mettere a nudo e a condividere un’esperienza così dolorosa?

Rispetto alla mia gioventù ho scritto tre romanzi biografici, in ognuno dei quali ho narrato un momento emblematico della mia educazione sentimentale. Il desiderio di raccontare la mia esperienza era forte, ed è stato più forte della vergogna. Ho avuto l’opportunità incredibile di condividere quello che avevo vissuto e l’ho colta. Spero che si concretizzi anche quella che per adesso è solo un’ipotesi, cioè l’ adattamento del romanzo per la televisione.

In questo romanzo ci accompagni per mano in una stanza dell’ospedale psichiatrico con una naturalezza tale che i “tuoi” compagni nella lettura diventano “nostri” compagni, nonostante la sofferenza che li avvolge e nella quale finiamo in qualche modo per riconoscerci. Perché, a tuo avviso, oggi la fragilità emotiva e psicologica fa così paura?

Quando parliamo di disturbo psicologico, di malessere interiore, ci esponiamo al giudizio degli altri, alla vergogna, all’esclusione. Ci mettiamo a nudo. E questo può farci molta paura. Nella società attuale ci sono temi che abbiamo rimosso dalla normale interlocuzione: la morte in primis, ma anche il dolore, il tempo, la nostalgia, non ultimo Dio. Sono aspetti della realtà con cui siamo chiamati a convivere ma che adesso sono frutto di una complessa operazione di rimozione, non solo verbale, e questo rende tutto più difficile.

Psicologi e psichiatri sono figure familiari ai ragazzi nella nostra società. Il ricorso ai farmaci è una soluzione sempre più frequente per l’inquietudine adolescenziale, e non solo. Come spieghi questo fenomeno dalla portata sempre più dilagante?

Si tratta di qualcosa di inevitabile. Se si perde l’abitudine di dialogare con se stessi, di ascoltare quella parte di noi più profonda, è come se si diventasse analfabeti rispetto alla nostra natura. E’ come se si perdesse la vocazione ad utilizzare alcuni linguaggi. E così, quando la nostra anima si incrina, si usa la lingua della scienza e della medicina: l’uomo diventa ‘paziente’, è visto come tale e non più come ‘essere umano’.

Di cosa invece avrebbero bisogno i ragazzi per non essere divorati dalla loro inquietudine?

I giovani hanno bisogno innanzitutto di Amicizia, come valore umano e relazionale basilare. E’ necessario sfondare il muro di omertà che avvince quelle dimensioni negate dalla nostra società, a cui ho accennato poco fa, e riprendere in mano (noi e loro) quei linguaggi, che ne rappresentano la ‘stampella’. Dimensioni come l’arte e la letteratura, ma anche, ad esempio, la filosofia e la religione. Nel mio libro “Tutto chiede salvezza” ho proprio evidenziato il ruolo salvifico dell’amicizia, quell’amicizia che si instaura in condizioni di grande difficoltà emotiva, e che lega profondamente Daniele con i suoi compagni di stanza.

Potresti fare ai nostri lettori una piccola anticipazione sul tuo terzo romanzo?
Il mio terzo libro uscirà il 12 ottobre e si intitola “Sempre tornare”. Con esso vado sempre più lontano nel tempo, arrivo infatti nel 1991, quando Daniele, in vacanza a Misano Adriatico, se ne va dalla Riviera romagnola e intraprende un viaggio a piedi verso i Castelli Romani. Verso casa. Aveva pensato di passare quella vacanza in maniera completamente diversa, invece si ritrova on the road, per certi aspetti in una condizione simile a un Ulisse moderno. E una tappa del suo viaggio attraverso il Centro Italia sarà proprio a Spoleto. Nel corso di questo viaggio di formazione Daniele scoprirà un’arte preziosa: quella dell’incontro con le persone.
E anche noi speriamo di incontrare Daniele Mencarelli a Spoleto per la presentazione del suo romanzo “Sempre tornare”.
Lucia Romizzi

L’incontro con Daniele Mencarelli è pieno di emozioni e di riscoperte personali, la sua autobiografia sembra essere la storia di tutti.
Ci parla di nostalgia, quella che alla nostra età sembra insormontabile, e di quanto la normalità sia relativa in un mondo in cui i giovani non possono permettersi di soffrire.
Descrive a parole la nostra parte più fragile e sola, una versione di noi che non avremmo mai scoperto senza la pandemia e che ci ha portato ad apprezzare anche i nostri momenti più bui, senza sminuirli mai.
Rebecca Palma, 17 anni

One Response

  1. ERRATA CORRIGE: Il nuovo romanzo di Daniele Mencarelli si intitolerà “Sempre tornare” (e non “Tornare”).

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