‘Aeroporto Spoleto’ e ‘ARTquake’ doppia inaugurazione a Palazzo Collicola

Palazzo Collicola Arti Visive ospita, sabato 7 aprile alle ore 12, l’opening di due mostre: Aeroporto di Spoleto. Nuove rotte artistiche con libere destinazioni, ideata e curata da Gianluca Marziani con il supporto di Andrea Tomasini e ARTquake installazione del progetto ‘Samuel ha un anno’ a cura dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, di Sistema Museo, della Casa di Reclusione di Spoleto e del Comune di Spoleto.

Dopo il progetto di SPOLETO CONTEMPORANEA nel 2015 per fare il punto sulla Spoleto artsitica dei nostri giorni, continua la perlustrazione di PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE sul territorio umbro. AEROPORTO DI SPOLETO seleziona partenze e arrivi con libere destinazioni visive, vistando al suo gate le progettualità che ”volano” dove non tutti osano e dove solo alcuni atterrano. Sette artisti (Bob Money, Cosimo Brunetti, Massimiliano Poggioni, David Pompili, Ob Queberry, Giacomo Ramaccini, Gabriele Simei) per sette visioni che incrociano linguaggi, ruoli, tematiche, approcci, contaminazioni… storie umane e visive dentro un aeroporto dove l’unico passaporto che conta è quello dei luoghi amati, vissuti, prescelti, abilmente narrati…

“Samuel ha un anno” è il progetto di comunicazione della Regione Umbria pubblicato a un anno dagli eventi sismici del 2016. Immagini e testi raccontano l’esperienza di persone che non si sono arrese di fronte ad una catastrofe naturale particolarmente violenta. Grazie all’idea dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia e alla collaborazione con il Comune di Spoleto, Sistema Museo e la Casa di Reclusione di Spoleto, “Samuel ha un anno” diventa l’installazione ARTquake. Un borgo ideale generato dalla composizione spaziale di dieci micro-case (ideate da un’équipe di giovani artisti dell’Accademia e realizzate dai detenuti studenti di scenografia della Casa di Reclusione) che intendono rimarcare la necessità di affrontare i temi della ricostruzione post-sismica attraverso l’uso di materiali della tradizione, rinnovati dalla forza evocativa dello sguardo, come il legno e la canapa, mettendo al centro dell’attenzione le vite e le emozioni di chi le abita. Sono nove storie di persone, di famiglie, di agricoltori, di professionisti, di insegnanti, di precari che affrontano il lato quotidiano della ricostruzione delle proprie esistenze, prima di quella materiale. In tutti c’è un obiettivo primario: continuare a far vivere la propria terra. Il racconto fotografico è a cura del fotografo Marco Giugliarelli, i testi della giornalista Cristiana Mapelli.