Spoleto, suicidio dal Ponte: il tragico racconto di chi era lì poco dopo

borsettaSpoleto, il tragico racconto di chi era lì poco dopo

Non spegniamo i riflettori.

Con questa speranza pubblichiamo il racconto di Sergio Grifoni fatto su fb, dell’istante che ha preceduto la tragica scoperta dell’ultimo suicidio avvenuto dal Ponte delle Torri.

QUELLA BORSETTA AZZURRA SUL PONTE DELLE TORRI

Giasone (il mio cane) stava sorseggiando la fresca acqua che zampilla dalla Fontana dei Nove Mesi, nel silenzio magico a ridosso del bosco di Monteluco.
Un silenzio interrotto improvvisamente dallo stridolio dei pneumatici della Pantera dei Carabinieri che frena tra il breccino dello spiazzo antistante.
Escono, con evidente eccitazione, due militari dell’Arma ed incominciano a correre verso il Ponte delle Torri.
“Si e’ gettato qualcuno?” chiedo con spontaneo presentimento.
“Speriamo di no!” risponde il Brigadiere senza interrompere la corsa.
Li seguo, non per cinica curiosità, ma per quel senso di partecipazione solidaristica che si materializza nei momenti durante i quali la drammaticità è in competizione con la speranza.
Arriviamo davanti alla finestrella del Ponte, dove una coppia di giovanissimi fidanzatini sono in attesa dell’arrivo della Benemerita.
Sul muretto prospiciente il vuoto, una borsetta azzurra, adagiata sulla pietra, come se fosse stata lasciata per confermare un triste presagio.
Guardiamo a destra ed a sinistra, ma il focus dell’immagine si smorza fra la fitta vegetazione cresciuta sul greto del torrente.
Il non distinguere, purtroppo, non spegne l’originale presentimento.
In fondo a quel vuoto di 84 metri, si intravede appena una macchia grigiastra tra i cespugli, non nitida per esserne certi.
Il brigadiere apre la borsa, guarda i documenti, con professionale ed umana discrezionalita’.
Siamo troppo vicini e, senza volerlo, non posso fare a meno di scorgere un giovane volto di donna spillato sulla carta d’identita’.
E’ straniera!
Non cambia, ovviamente, la scena e la drammaticita’ del momento.
Occorre andare a vedere bene per esserne certi.
Allarmati tutti i soccorsi, i due carabinieri, visibilmente scossi, si allontanano per raggiungere la Flaminia e, insieme ai vigili del fuoco ed altri, percorrere quel lungo e tortuoso tratto di sentiero che conduce al letto del Tessino.
Sul Ponte ritorna il silenzio: diverso, meno magico, piu’ inquietante.
Riparto anche io, con mia moglie e con Giasone festoso per questa ripresa di passeggiata.
Per lui non e’ cambiato nulla rispetto a qualche istante prima.
Per noi si.
Il nostro pensiero non si stacca da quella borsa azzurra.
Ci chiediamo cosa altro avesse potuto contenere oltre ai documenti: angoscia, dolore, disperazione, speranza, determinazione, paura, desiderio di liberazione.
Forse era troppo piccola per contenere tutti questi sentimenti inquietanti…forse.
Forse e’ stata solo abbandonata….forse.
Forse se fossimo passati prima……forse.
Dopo qualche ora, leggo purtroppo la conferma del suicidio.
Adesso ripartiranno i soliti interrogativi sulla messa in sicurezza del Ponte.
Per qualche giorno, fino a quando la sensazionalita’ dell’evento non si sara’ assopita.
Tutti pronti a fare denunce e proposte per evitare che qualcuno lasci ancora una borsetta sul ciglio del Ponte.
Pochi a chiedersi come svuotarla dalla disperazione prima che cio’ accada.
A prescindere dal colore. RIP