Ammazza quanto magni!

Di Alfonso Marchese

Se l’aspettavano. E sono stati accontentati: le spese extra messe nel conto del Festival dal direttore artistico Giorgio Ferrara sono considerevoli. Trentaseimila euro per solo alloggio, venticinque per mangiare e dodici per viaggi costituiscono una bella cifra. Ma il problema, ad di là delle spese sostenute e in teoria giustificate, è quello del controllo. In pratica, si ripropone la questione sollevata da Gilberto Stella nella sua veste di vicepresidente della Fondazione: l’incompatibilità di riunire nella stessa persona la carica di presidente della Fondazione, che gestisce i soldi, e quella di direttore artistico della rassegna spoletina.

Il ruolo del collegio sindacale, contrariamente a quanto aveva sostenuto lo stesso Ferrara a difesa della conciliazione dei due incarichi, è limitato alla certificazione del bilancio. Sulle modalità di spesa non ha voce in capitolo. In pratica lo stesso soggetto ha sottoscritto la legittimità di oneri economici destinati a se stesso.

Al di là del fatto specifico, ciò che manca è il contrappeso dei controlli. In precedenza, lo Statuto prevedeva una distinzione tra Fondazione e Associazione Festival. Assegnando alla prima il compito di erogare i contributi, in massima parte pubblici, e vigilarne sull’impiego. La diatriba, spesso violenta, con Menotti era stata scatenata proprio dai cordoni della borsa in mano alla Fondazione. Che a sua volta rispondeva in solido alla Corte dei Conti.

Il nuovo Statuto, strombazzato ai quattro venti come rivoluzionario, annulla questa distinzione. Pertanto, chi esercita le verifiche? Quello che era stato prospettato come un passo avanti di fatto si è rivelato un salto indietro.

Infine, sarebbe opportuno che il Comune, che detiene il 51 per cento delle quote nella Fondazione, dicesse la sua nel merito. Il costo complessivo per soli pasti è l’equivalente del reddito di un dipendente comunale.

A.M.