Sofia d'accordo con S.R. ,la Spagna è l'esempio giusto !

Concordo pienamente con quanto detto dal signor SR. Io non appartengo alla comunità gay spoletina, ma ho vissuto per un anno in Spagna e alcuni dei miei amici erano ragazzi gay. Ragazzi gay che manifestavano tranquillamente la loro identità sessuale, liberi di andare in giro per strada tenendosi per mano, senza per questo essere oggetto di scherno, liberi di chiacchierare davanti a un locale gay, senza per questo essere insultati o minacciati da una società ignorante. Sono ragazzi giovani che hanno speranza nel futuro, che progettano di sposarsi e creare una famiglia.
Per questo, pur non appartenendo ad essa, faccio appello alla comunità gay spoletina, agli adulti che fanno parte di questa comunità, affinché aiutino i loro ragazzi e le loro ragazze a poter sperare in un futuro sereno, a non essere costretti ad andare all’estero per vedere riconosciuti i loro diritti. E per ottenere questo c’è bisogno di attivismo.
A Madrid il quartiere di Chueca era una delle zone della città più pericolose e con la maggior concentrazione di delinquenza. A partire dagli anni 80, molti membri della comunità gay di Madrid cominciarono ad acquistare le loro case in quel quartiere, finché negli anni 90 diventò ufficialmente il quartiere gay di Madrid. Grazie alla comunità gay, Chueca subì una trasformazione radicale, passando da una zona pericolosa, a uno dei quartieri più chic di Madrid.
E così come a Madrid, in molte città spagnole, locali e ristoranti gay sono sinonimo di moda, di attualità, di un ambiente aperto e variegato in cui anche un eterosessuale può trovarsi perfettamente a suo agio.
Questi sono solo degli esempi, delle piccole differenze tra la nostra società e società più avanzate, ma servono, a mio avviso, ad aprirci gli occhi sul fatto che nascondersi non serve a niente, se non a fomentare pregiudizi.