Estel Peneva ricorda Giulia Cecchettin nel giorno della laurea

Estel Peneva è una studentessa del Liceo colpita dalla storia di Giulia. Oggi nel giorno in  cui le è stata conferita la laurea alla memoria nell’Università di Padova, Estel la ricorda, perchè certe storie devo continuare a parlare al cuore di chi può cambiare le cose una volta per tutte. Queste sono le sue riflessioni. 

Giulia Cecchettin. Un nome. Un nome di una persona. Di una donna. Non una qualunque, la centocinquesima morta a causa dell’amore.
A causa di questo amore che non sa contenersi, che va a braccetto con la gelosia, che ti alza la gonna per dimostrarti che, anche se non lo vuoi, sarà sempre con te.
Mannaggia questo amore che ti stringe forte per i capelli e ti sbatte la faccia a terra, che ti punge con le spine di una rosa per poi accarezzarti con i soffici petali.
Questo amore che ti confina nella stanza, ti toglie l’ossigeno, ti priva della libertà, ma non ti preoccupare, più tardi ti farà dei biscotti.
E forse poi ti ucciderà, chissà.
Ma tu non temere, piccola anima.
Non temere di andare in giro da sola, cosa vuoi che ti accada?
Non temere la notte, la luna è tua amica, ti proteggerà.
Non avere paura degli sguardi sulle gambe nude, ti stanno solo ammirando.
Non accelerare il passo per gli schiamazzi, sono solo complimenti, accettali.
E se un uomo ti vuole toccare, fai la brava e non opporti, aiutalo ad esaudire le sue voglie. È questo il tuo compito, no?
Ascoltalo il tuo ragazzo quando ti dice di coprirti per non sembrare una poco di buono. Obbediscigli quando ti vieta di uscire con le amiche senza di lui. Fagli controllare il telefono, dai, consegnagli le chiavi del tuo appartamento, ritarda la tua laurea, su, non vorrai farlo arrabbiare?
Non temere, creatura innocente, lui ti ama.Ti farà i biscotti, se fai la brava. O ti ucciderà, se ne ha voglia. E verrà acclamato e difeso per aver espresso nel modo più puro il suo amore. Non è l’amore più vero quello che ti distrugge? Sei stata fortunata ad averlo provato. Tu e il resto delle centoquattro ragazze. Private della vita, in nome dell’amore.
Filippo ti amava, Giulia. Ti cucinava i biscotti, ricordi? Ora tua sorella ti sta facendo un torto, infangando il tuo nome, raccontando a tutti di come ti sei ribellata alle sue regole, di come lo hai lasciato, di come hai lottato. Ma noi lo sappiamo che eri una brava ragazza, Giulia, che non lo avresti mai fatto; lui ti amava, perché ti saresti dovuta opporre?
Eppure ovunque io mi giri vedo sempre il tuo nome. Il nome di una persona. Di una donna. Non una qualunque, l’ennesima vittima di un femminicidio. Uccisa senza pietà, privata della vita, della laurea, dei sogni, da una persona che non ha saputo accettare un “no”. E lo sai cos’è che fa più male, Giulia? Che ci sono persone là fuori che giustificano il tuo omicidio, tirando in causa l’amore. Persone, ragazze, che creano gruppi su Facebook per supportare Filippo, per coccolarlo perché anche lui poverino ha dei sentimenti. Ci sono persone influenti, nel governo, il cui centro dell’attenzione non è più Filippo e la tua morte, bensì la maglietta di tua sorella.

Per quanto ancora dovremo soffrire, Giulia? Per quanto dovremo essere schiave del nostro corpo, di proprietà del padre, del fratello, del ragazzo, del marito, di un uomo? Per quanto ancora la statua di Giulietta a Verona continuerà ad essere violata, ad essere toccata sui seni perché porta fortuna? È solo una statua, Giulia, ma neanche da statue siamo libere.
E poi mi torna in mente quel famoso esperimento sociale “Rhythm 0” fatto da Marina Abramović a Napoli nel 1974. Quello in cui la performer mise a completa disposizione il suo corpo e settantadue oggetti da poter utilizzare liberamente su di esso. Rose, libri, rossetti così come catene, coltelli e pistole. Avevi dubbi che sarebbe stata spogliata in quelle sei ore? Che sarebbe stata palpata, ferita, denigrata? L’uomo è una creatura orrenda, Giulia. Lessi una volta una frase che mi colpì: “Quando muoio, buttate il mio corpo nel bosco, i lupi sapranno essere più gentili di quanto un uomo possa mai essere”.
Filippo è considerato un bravo ragazzo. Bravi ragazzi erano anche quelli del massacro del Circeo. E tu sei una vittima, Giulia, ma purtroppo non è certo che riceverai la giustizia che ti meriti.

Estel Peneva