“Salviamo il Borgo di Poreta”

Quando si parla di Poreta, vengono in mente luoghi bellissimi della nostra terra, colline e paesaggi quasi incantati in cui perdersi e ricaricare le pile, a due passi, ma lontani, dal cemento e dai ritmi indiavolati della vita cittadina. Ma oltre a questa idilliaca visione, Poreta non può non far tornare alla mente la vicenda dell’Ippodromo fantasma, quel progetto delirante che probabilmente tutto mirava meno che a far correre i cavalli al galoppo. Di quell’ippodromo è rimasta una enorme buca che certo non ha migliorato il paesaggio idilliaco di cui si parlava prima.

A distanza di qualche anno ecco che un altro sito della zona torna a far parlare di sè. Questa volta la cava dismessa servirebbe a creare un impianto di smaltimento  di materiale inerte proveniente dalle zone terremotate della Valnerina e delle Marche. Gli abitanti sono preoccupati, anche perchè intorno al nuovo progetto non ci sono informazioni sufficienti a rassicurare o a preoccupare definitivamente. Al grido di “Salviamo il Borgo di Poreta” molti cittadini residenti e non stanno cercando di accendere i riflettori sulla vicenda, per esprimere le le loro preoccupazioni e ricevere le necessarie rassicurazioni. Lasciamo ora la parola ad un loro comunicato.

“Oggi tale popolazione si è svegliata al rumore meccanico e stridulo di ruspe e camion scoprendo con sommo orrore che Poreta è stata svenduta, immolata cinicamente sull’altare del dio Profitto, scelta quale sito di un impianto tritamacerie provenienti da tutt’altra zona, il nursino, macerie che, fra l’altro, non vengono trattate preventivamente, nonostante la presenza di un’apposita trituratrice già attiva nell’area
di provenienza, macerie il cui contenuto non è mai stato esplicitamente dichiarato. D’altronde, essendo appunto macerie provenienti da costruzioni antiche e meno antiche, come potrebbero non contenere almeno un minimo di amianto o altre sostanze chimicamente nocive e potenzialmente inquinanti? ‘Soluzione temporanea destinata a durare solo (si fa per dire) cinque anni’, rassicurano i responsabili dello scempio già autorizzati comunque a chiedere proroghe all’infinito. Questo per non parlare del fatto che un impianto del genere è destinato comunque a produrre inquinamento per conto suo non solo a Poreta ma anche nei cieli (poi nei campi) delle Frazioni circonvicine quali San Giacomo, Campello e chi sa quali altre ancora, inquinamento di tipo acustico (il viavai di camion nell’unica strada stretta e già poco manutenuta che collega la piccola frazione a San Giacomo e Spoleto), inquinamento come quello degli scarichi degli stessi camion e, ovviamente, inquinamento come quello che maggiormente preoccupa, le polveri sottili che saranno immancabilmente sprigionate dalla triturazione delle macerie in tutta la Valle Spoletina proprio sotto e sopra la tanto decantata fascia olivata. Il tutto in bella vista all’ingresso principale della frazione (esattamente nella foto sopra), un bel colpo di grazia insomma per far morire definitivamente il turismo già in ginocchio dopo la pandemia e in barba non solo a tutte le aziende bio e slow ma anche in assoluto allo spirito del tanto sospirato PNRR teso com’è, quest’ultimo, ad “amministrare la bellezza…”
Pur sensibili nei confronti delle popolazioni della Valnerina colpite dal sisma nel 2016, i cittadini non solo di Poreta ma dell’Umbria tutta, di quell’Umbria che tiene veramente a cuore il Cuore pulsante della Nazione, chiedono che siano messe in opera urgenti misure di contenimento di tale obbrobrio, uno stop netto e deciso quanto prima ai lavori in corso, almeno fino a quando non si sarà fatta piena luce su ogni aspetto delle operazioni che, così imposte, non potrebbero non rivelarsi lesive e per l’economia locale e per il benessere generale della popolazione ivi residente in termini di valore estetico, tenuta sociale e salute psico-fisica. Un pessimo esempio di mala gestione post-terremoto…”

One Response

I commenti sono chiusi.