Spoleto, Don Formenton: “Ecco il Bronx di Spoleto” – Botta e risposta con l’Assessore Flavoni

Tutto è partito da un post, corredato di foto, del parroco di San Martino in Trignano, Don Formenton, per far scatenare la polemica e un botta e risposta con l’assessore all’urbanistica Flavoni.

Ecco il post di Don Formenton:

San Martino in Trignano. Ecco il Bronx di Spoleto. Questo è “Il verde attrezzato ” di San Martino, attiguo alla scuola elementare e alla palestra. Luogo di devastazione, di scorribande di piccole gang minorili, di spaccio di sostanze stupefacenti… Luogo di “promesse elettorali”, palestra di roccia di assessori “risolviamo noi”, di Pellegrinaggi politici ad orologeria… Si. Qui bivaccano i nostri adolescenti sotto lo sguardo rassegnato di cittadini impotenti ai quali era stato promesso “tempestivo intervento” dopo “denunce” plateali contro “ignoti”.
Denunce meno plateali, circostanziate e ignorate, sono state fatte senza nessun riscontro.
Un invito a Spoletonline, Spoleto Sette Giorni, a Tuttoggi… Fatevi un giretto e raccontate… Non per “Decoro urbano” ma per amore della convivenza civile.
PS. Ah. Per entrare, anche se il cancello è chiuso, basta passare dalla palestra, come sanno tutti….
E, per completare, questo è anche “area di attesa” in caso di calamità naturali (sic).

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La risposta dell’assessore Flavoni postata come commento al post del parroco:
Caro Don Gianfranco Formenton , le vorrei ricordare – seppur i verdi attrezzati non rientrino nelle mie deleghe – che il degrado del luogo iniziò nel passaggio in cui lei comunicò alla passata amministrazione, seppur senza riconsegnare le chiavi, che non intendeva più gestire il luogo che aveva fino ad allora in gestione e su cui aveva installato un tendone che usava per celebrare la Messa.
Ricordo che uno dei primi appuntamenti che fissai da assessore fu proprio con lei perché, appunto, il Comune non era in possesso delle chiavi del verde attrezzato e proprio lei mi comunicó che aveva da tempo inviato la lettera di rinuncia.
Ora, senza entrare nel merito delle motivazioni per cui lei dopo aver utilizzato per lungo tempo il verde attrezzato anche per le celebrazioni decise di lasciarlo, il problema è questo: poiché non fu valutata la consistenza del luogo al momento della sua riconsegna non è possibile imputare i danni ad alcuno, seppur fatte le dovute denunce, e pertanto risulta difficile attivare l’assicurazione che altrimenti avrebbe coperto il danno.
Probabilmente il Comune sarà costretto a pagare per i danni senza poter fare rivalsa su alcuno… ma questa è l’ultima ipotesi, stiamo tentando di percorrere altre strade meno costose per i cittadini.

La controreplica di Formenton:
Ho capito. Secondo Francesco Flavoni il problema è che, al termine della convenzione con il Comune è stata la Parrocchia di S. Martino a lasciare il luogo in condizioni tali da non permettere ad alcuno di prenderlo in gestione… però non può dimostrarlo “poiché non fu valutata la consistenza del luogo al momento della riconsegna…” Le denunce io le ho fatte a tempo debito (faccia un salto in caserma)… voi tardivamente e sotto i riflettori…(e farò un salto in caserma a vedere se è vero). Comunque, assessore, ripassi la storia perché “carta canta” e quindi entri pure “nel merito delle motivazioni per cui…” che è tutto molto semplice. Si chiama “convenzione” che inizia e termina.

E, sempre Formenton, aggiunge:
[…] Il senso era di segnalare il degrado di una parte importante del territorio di Spoleto, che è il degrado delle periferie. La questione, caro assessore Flavoni, non è sulle chiavi restituite o non restituite di porte già distrutte. La questione non è se la colpa è di una Parrocchia che, comunque ha avuto il merito di avere restituito per qualche anno dignità ad un territorio devastato e continua ad essere l’unico punto di riferimento, insieme alla scuola di San Martino, l’unico luogo di confronto, di cultura, di formazione di tutta l’Alta Marroggia (a meno che non riconosciamo ai bar benemerenze culturali)… o se è del Comune di prima o di adesso. La questione è che tecnicamente un’area di pubblico interesse può essere normalmente accudita, curata da chi ne è il proprietario e se soprattutto il proprietario è un ente pubblico come il Comune di Spoleto. Tagliare l’erba , raccogliere l’immondizia dei nostri figli maleducati… non è un’impresa impossibile. Basta decidere se ha lo stesso valore nei luoghi del Festival e nei luoghi dove abita la maggioranza degli abitanti di Spoleto e cioè le periferie. Io sono laureato in filosofia non in urbanistica, per cui non posso insegnare niente all’assessore all’urbanistica ma mi sembra una cosa molto semplice. Ci sono poi cose che tutti conosciamo nella nostra vita quotidiana e tra queste una che è essenziale. La cultura della bellezza. Un luogo sporco è un invito a sporcare. Un luogo devastato è un invito a devastare. La violenza nasce dalla dissoluzione della bellezza.
Ecco. Questo è il “verde attrezzato” di San Martino. Un luogo devastato, sporco, di cui nessuno si interessa. Per i ragazzi che ci vanno è naturale buttare tutto di qua e di là… è quasi un invito.
E poi… Ho scritto cose che tutti sanno. Lo sanno i genitori. Lo sanno i Carabinieri. Lo sa la Polizia. Nel verde attrezzato di San Martino si spaccia. Si spaccia fumo, si spaccia coca, ci si ubriaca…. Come lo so? Lo so perché me lo raccontano i ragazzi… devo dire altro?
Ora, cari amministratori, genitori, assessori all’urbanistica e quant’altro… dobbiamo fare polemiche sulle chiavi non restituite di porte già divelte? Vogliamo fare il processo al prete comunista? Vogliamo cogliere il problema?