Spoleto, tutto pronto per l’anteprima della Stagione lirica

Venerdì 10 e sabato 11 agosto alle ore 18.00 il Teatro Lirico Sperimentale, in collaborazione con il Comune di Spoleto, presenta quale anteprima della 72ma Stagione Lirica SperimentaleEine Kleine Musik nell’ambito della manifestazione “Spoleto d’Estate”, organizzata dal Comune di Spoleto.

Preceduta da un prologo musicale con brani di Francis Poulenc, Maurice Ravel e Erik Satie – interpretati dal soprano Miryam Marcone accompagnata al pianoforte dal M° Azzurra Romano – andrà in scena, sul palco del Teatro Caio Melisso, l’operetta Ba-Ta-clan. Non ci si riferisce al tragicamente triste locale Bataclan dei sanguinosi fatti di Parigi del 2015 (il cui nome è stato ispirato dalla commedia musicale da noi presentata), ma si tratta soltanto dell’operetta di Jacques Offenbach, su libretto di Ludovic Halévy, il cui titolo non è altro che un riferimento a una consuetudine musicale che ricercava la possibilità di rendere la parole esotiche.

Ba-Ta-Clan è la prima operetta di Offenbach, presentata per la prima volta il 29 dicembre 1855 quale opera inaugurale del Théâtre des Bouffes a Parigi nella sua sede invernale.

L’opera verrà diretta ed eseguita al pianoforte dal M° Mariachiara Grilli; regia e allestimento scenico a cura di Giorgio Bongiovanni e Lisa Nava; in scena i cantanti del Teatro Lirico Sperimentale: nel ruolo di Fé-an-nich-ton Susanna Wolff, nel ruolo di Ké-ki-ka-ko Alessandro Fiocchetti, nel ruolo di Ko-ko-ri-ko Giordano Farina e nel ruolo di Fé-ni-han Emanuel Bussaglia; il coro dei congiurati sarà composto da Zdislava Bočková, Daniela Nineva, Emanuela Sgarlata e Noemi Umani; in scena, quale attore e narratore lo stesso Giorgio Bongiovanni.

È una chinoiserie musicale, genere in voga nella seconda metà dell’ottocento, in cui si ricercava il nuovo e soprattutto l’esotico. Così come sostiene il celebre musicologo Alberto Basso: “Con questa chinoiserie l’esotismo fece il suo ingresso nell’operetta, della quale sarebbe stato uno dei pilastri (basti pensare all’operetta di Lehar “Das Land des Lächelns”, Il paese del sorriso, apparsa nel 1929 e anch’essa ambientata in Cina); naturalmente, il travestimento esotico servì a Offenbach e al suo librettista Halévy per alludere grottescamente all’opera italiana (l’inno cinese viene cantato su un pasticcio di parole italiane), alle solenni e pompose operistiche di moda all’Opéra (la satira era diretta in particolare contro Meyerbeer) e, secondo lo  stile di Offenbach, per affascinare il pubblico con un pezzo di musica destinato alla popolarità: il valzer di Ba-ta-clan restò come emblema melodico dell’operetta”.