Il Papa ad Assisi, l'omelia e il pranzo alla Caritas poi dalle suore

Aggiornamento ore 20:00

“A me dispiace quando trovo suore che non sono gioiose, che forse sorridono col sorriso di un’assistente di volo ma non con il sorriso della gioia che viene da dentro”.

Lo ha detto papa Francesco parlando alle monache di clausura del monastero di Santa Chiara. Ha quindi richiamato le suore a “essere madri”, e a una positiva “vita di comunità”.

“Perdonate, sopportatevi – ha esortato -, perché la vita in comunità non è facile”.

“Il monastero non sia un purgatorio, sia una famiglia”.

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L’omelia di Papa Bergoglio parla di Francesco e della sua storia. Una storia che è imprescindibile da quella del Padre che lo portò a spogliarsi di tutto per avere un rapporto vitale con Gesù, ed è proprio tale rapporto che costituisce il primo insegnamento che San Francesco ci ha lasciato.

“Chi segue Cristo riceve vera pace”: è questo -dice il Papa- il secondo insegnamento che il Santo ci ha dato, una pace che si ritrova appieno nella frase “Amatevi gli uni agli altri, come io vi ho amato”. Ed è così che Bergoglio invita tutti i cristiani ad essere strumenti di pace e non di distruzione. 

L’omelia si conclude con un augurio all’Italia, agli italiani e a chi lavora per il bene comune. 

Poi, è arrivato il momento della Comunione a seguito della quale, conclusa la celebrazione, il vescovo di Perugia Bassetti prima e la presidente della Regione Marini poi hanno dato il loro saluto al Papa, mentre è stato il sindaco di Perugia Boccali a ricevere la candela da Bergoglio e ad accendere la lampada votiva, chiedendogli la benedizione per i lavoratori con l’augurio di prosperità e pace. 

Ora è il momento del pranzo che il Papa consumerà con i poveri della Caritas di Santa Maria degli Angeli, con il medesimo menù dei giorni passati. Il pasto durerà fino alle 14.30 quando il Papa farà una visita privata all’eremo delle carceri, già brulicante di fedeli. 

 

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E’ arrivato con qualche minuto di anticipo Papa Bergoglio, atteso per le 7.45 di stamattina, ma la città già era sveglia da ore, alcuni -dicono- non erano neppure andati a dormire dalla sera prima. 

Appena arrivato, il Papa è entrato all’istituto Serafico e, con una cerimonia d’arrivo semplice com’è nel suo stile, ha incontrato prima le istituzioni poi i ragazzi della struttura. 

Alle 9 il Papa si è diretto al santuario di San Damiano, accompagnato nel tragitto da una immensa folla di fedeli, parte della quale lo ha aspettato poi di fronte al vescovado. Qui, ad attenderlo, anche ex lavoratori che hanno voluto condividere con il Papa il disagio in cui vivono. 

Arrivato con la papamobile fuori dal vescovado, il Papa ha salutato e benedetto fedeli e giornalisti, poi, all’interno, ha incontrato i poveri della Caritas.

In quel luogo, ricorda il vescovo Sorrentino dando il benvenuto a Bergoglio, San Francesco si spogliò di tutto per mettersi dalla parte dei poveri, quegli stessi poveri che sono lì ora. E’ qui che il Papa prende la parola, ribadendo che quella è una buona occasione affinché la Chiesa tutta si spogli. Di cosa? E’ presto detto. Della mondanità che uccide l’anima. E aggiunge: «Oggi è un giorno di pianto», ricordando i tantissimi morti di Lampedusa.

Il Papa si è poi diretto per una visita privata nella chiesa di Santa Maria Maggiore  per poi recarsi alla basilica di San Francesco dove, dalle 11, sta recitando la Santa Messa. Prima però, Bergoglio ha visitato la cripta, luogo in cui si trovano le spoglie del Poverello. Qui, inginocchiandosi per qualche minuto, il Papa, visibilmente commosso, ha pregato. 

Dalle 11.15 è iniziata la Santa Messa nel piazzale inferiore della Basilica.