La confusione in merito alla vicenda degli avvisi di garanzia recapitati a 17 membri della Bps regna ancora sovrana. C’è chi parla di fatti relativi a 3 anni e mezzo fa, compreso l’affare Baronci , c’è chi invece crede che i riferimenti siano molto più recenti . La procura spoletina non fornisce elementi per fugare i dubbi che restano quindi piuttosto densi. Umbria24 ci fornisce un quadro piuttosto esasustivo della vicenda. Eccolo:
«Dalle informazioni disponibili emerge l’assoluta insussistenza dell’ipotesi accusatoria». È queste la comunicazione che il Cda della Spoleto Credito e Servizi (Scs), socio di maggioranza della Banca Popolare di Spoleto (Bps), ha inoltrato alla Consob all’indomani delle perquisizioni alla direzione centrale dell’istituto di credito e in alcune filiali. E se le poche parole contenute nella nota firmata dal vice presidente vicario della Scs, l’avvocato Claudio Caparvi, da un lato confermano quel clima di tranquillità ostentato nelle ultime ore dagli stessi vertici della Bps, dirigenti indagati compresi, dall’altra cozzano decisamente con i particolari dell’inchiesta. Si apprende che i fatti contestati sarebbero relativi a cinque episodi riferibili al periodo dicembre 2011-maggio 2012. Al centro dell’inchiesta ci sarebbero crediti per centinaia di migliaia di euro concessi contravvenendo a norme creditizie e bancarie. Facilitazioni e procedure troppo snelle, in cambio delle quali, questo sarebbe il sospetto, gli immobiliaristi raggiunti dagli avvisi di garanzia avrebbero corrisposto delle somme.
Bps Il reato di appropriazione indebita viene contestato anche ai dirigenti Bps indagati che, martedì mattina, hanno invece regolarmente preso posto nei propri uffici. Per gli alti funzionari destinatari degli avvisi di garanzia l’istituto di credito non ha disposto nessuna sospensione dagli incarichi a titolo cautelativo. E per il momento sull’operato degli apicali della Bps, dal responsabile della direzione crediti Marcello Siena a quello della direzione commerciale Emilio Quartucci, dal funzionario dell’ufficio Fidi Francesco Magnini a quello del servizio crediti Giuliano Mora, fino al responsabile dell’ufficio crediti dell’Altotevere Marco Bietta e al direttore della filiale di Todi Alfredo Calistroni, non sarà aperta neanche un’inchiesta interna per far luce, parallelamente alla magistratura, ad eventuali responsabilità. Non è escluso che nei prossimi giorni, stando a quanto risulta, venga convocato un Cda della Bps per permettere al dg della banca, Francesco Tuccari, di riferire ai membri del board i dettagli tecnici delle pratiche di affidamento acquisite lunedì dai militari delle Fiamme Gialle.
Nel frattempo, invece, la Bps rende noto di avere varato il piano per un aumento di capitale da 30 milioni di euro in un’ottica di «ripatrimonializzazione finalizzata a rafforzare la solidità dell’isituto». Il placet del Cda è arrivato lunedì proprio nelle ore in cui gli uomini delle Fiamme Gialle acquisivano dalla direzione centrale della banca e in alcune filiale i carteggi finiti poco dopo sotto la lente del pubblico ministero Federica Albano. E nella nota stampa inoltrata alle redazioni il direttore generale della Bps, Francesco Tuccari, parla specificatamente del mercato del credito: «La vera banca locale – afferma il dg – assume in prima persona i rischi dei sistemi territoriali ove opera. In epoca di credit-crunch Bps non può che incentivare forme sicure e trasparenti di raccolta per dare ossigeno alle imprese, ma solo a quelle serie, che hanno mercato, che sono affidabili, corrette e che sono capaci di creare nuova occupazione. Localismo significa reale capacità di ascolto delle necessità degli imprenditori e delle famiglie».
(Umbria24)