Spoleto, celebrata la Giornata per la Vita: convegno “Racconta la vita” e la Messa per i nati nell’anno

L’Arcivescovo ai genitori: «Questi bimbi sono un dono e una responsabilità: crescendo devono trovare in voi adulti, soprattutto nei genitori, un modello a cui poter attingere nei momenti belli e in quelli di difficoltà».

La Presidente Tesei sul punto nascite di Spoleto: «Il numero costante di parti a Spoleto dimostra capacità professionale, significa che si riescono a dare risposte alle esigenze».

Domenica 2 febbraio la Chiesa ha celebrato la 42ª Giornata per la Vita dal tema “Aprite le porte alla vita”. L’archidiocesi di Spoleto-Norcia, in collaborazione con il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto, ha organizzato due eventi: Racconta la Vita e la Messa per i nati nell’anno.

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Racconta la Vita. Si è tenuto sabato 1° febbraio alle ore 18.00 all’auditorium dell’Istituto per Sovrintendenti P.S. “R. Lanari” di Spoleto (Scuola di Polizia). Il pomeriggio, condotto da Lorena Bianchetti giornalista RAI (conduttrice di A Sua Immagine), è stato scandito da alcune testimonianze inerenti al tema “Aprite le porte alla vita” e da un concerto della Cappella Musicale della Basilica Papale di S. Francesco di Assisi diretta da padre Giuseppe Magrino, ofm Conv. Tante le persone che hanno partecipato. Una curiosità: il coro è nato nel 1230 quando il corpo di S. Francesco è stato traslato dalla chiesa di S. Giorgio alla Basilica inferiore.

Le parole dell’Arcivescovo. «Siamo qui in tanti – ha detto mons. Renato Boccardo – per raccontare la bellezza della vita. Tante volte quest’ultima è presentata come un tempo di fatica e di delusione, ma ci sono anche cose piacevoli che ci permettono di guardare avanti con fiducia e speranza. Questa sera ci fermiamo un attimo, ascoltiamo, guardiamo e portiamo via con noi un piccolo bagaglio che ci può essere utile nel percorso quotidiano. Tutti insieme possiamo costruire qualcosa che rimanga, fare in modo che il nostro mondo sia vivibile». 

Le parole del Sindaco di Spoleto. «É importante – ha detto Umberto de Augustinis – dire che Spoleto ama la vita; dobbiamo sostenerla e promuoverla in tutti i modi e dobbiamo respingere le filosofie di morte e di annichilamento della vita». 

Le parole del Primario del Reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto.«Come sempre – ha detto il dott. Fabrizio Damiani – è molto bello essere a questa festa. Il trand negativo della natalità che caratterizza l’Umbria a Spoleto ancora non c’è: nel 2019 abbiamo avuto 498 parti, rimanendo in linea con gli altri anni. Il centro nascite di Spoleto è premiato perché ci confrontiamo con rispetto verso le donne e le famiglie, senza fare forzature o imposizioni: riusciamo, cioè, a trasmettere un messaggio positivo e per questo veniamo scelti anche al di fuori del bacino di utenze dell’ospedale. Il tema della giornata è “Aprite le porte alla vita”: e allora mi piace pensare a tutte le notti in ospedale quando col sorriso apriamo le porte del reparto alle coppie. 

Le parole della presidente della Regione Umbria. «Il numero costante di parti a Spoleto – ha sottolineato Donatella Tesei, giunta a sorpresa all’evento – dimostra capacità professionale, significa che si riescono a dare risposte alle esigenze. Come istituzioni dobbiamo cercare sempre più di riportare speranza tra i nostri giovani umbri e di creare loro le condizioni, in primis lavorative, affinché rimangano a vivere in Umbria, generando nuove vite in questa Regione».

Le testimonianze. Francesca e Giuseppe Benedetti, due figli (Emanuele e Giada). Dopo il matrimonio non arrivavano figli naturali e hanno avviato le pratiche per l’adozione, idea che già era comunque in loro dai tempi del fidanzamento, a prescindere se ci fossero stati o meno figli naturali. Nel momento in cui arriva l’ok all’adozione, Francesca rimane incinta: nel 2006 nasce Emanuele, affetto dalla sindrome di down. Proseguono comunque la strada dell’adozione, un po’ rallentata per gestire al meglio Emanuele, e nel 2010 dal Vietnam arriva la piccola Giada. Suor Consuelo Zarrella delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, oltre trenta anni in Africa tra Libia, Costa d’Avorio e Repubblica Democratica del Congo, ha testimoniato di come tante volte ha visto nella vita delle persone le “spine” trasformarsi in “rose e gigli”.  Andrea Torti nato con gravissimi problemi il 24 gennaio 2000. Ha subito quattordici operazioni chirurgiche. Più volte ha rischiato la vita. Alla mamma al momento del parto hanno detto: o lei o il figlio. La mamma: o tutti e due in terra, o tutti e due in cielo. Oggi Andrea è un ragazzo che si è diplomato al liceo scientifico, è iscritto all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi, ha una vita sociale piena ed intensa, va in palestra, fa l’educatore in parrocchia, ha il brevetto di arbitro di calcio e per tennis da tavolo, è fidanzato.

Messa per i nati nell’anno. Domenica 2 febbraio, invece, nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’Arcivescovo ha presieduto la Messa con i bambini – i loro genitori, i fratelli o sorelle maggiori, i nonni – nati nel 2019 presso il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto. Il grande Duomo è stata riempito di carrozzine e passeggini, il vagito dei piccoli è stato un bellissimo inno a Dio datore di vita. Presenti alla Messa il sindaco Umberto de Augustinis e il primario Fabrizio Damiani.

«È stato bello – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – vedere giungere verso la Cattedrale tutte queste famiglie che con gioia e trepidazione sono venute a presentare a Dio i loro figlioli e noi come Chiesa li abbiamo accolti con giubilo. Qui – ha proseguito il Presule – ricevete la pienezza della gioia sulla vostra famiglia e sui vostri figli che è la benedizione di Dio. Questi bimbi sono un dono e una responsabilità: crescendo devono trovare in voi adulti, soprattutto nei genitori, un modello a cui poter attingere nei momenti belli e in quelli di difficoltà». Poi, l’invito dell’Arcivescovo alle mamme e ai papà: «Educateli a ciò che è vero, buono e bello, affinché possano rispondere alle sfide della vita con quella sapienza che li farà restare sempre in piedi, anche nei momenti più duri; educateli alla solidarietà nei confronti di chi è meno fortunato di noi, di chi fatica ad andare avanti». Poi, un pensiero ai nonni: «La loro presenza è preziosa in quanto sono i custodi della memoria, sono garanzia di sicurezza e sostegno, sono generatori di speranza. Tutti – ha concluso mons. Boccardo – possiamo e dobbiamo fare la nostra parte per questi piccoli che saranno i costruttori della società civile ed ecclesiale del domani». Al termine della Messa tutti in Piazza Duomo per lanciare verso il cielo, quale simbolo di gioia e pace, palloncini celesti e rosa.