Dopo un lungo silenzio riprende la rubrica Spoleto7Libri. Poiché per alcuni dei nostri lettori le vacanze sono vicine, proponiamo stavolta un thriller psicologico che si legge tutto d’un fiato.
Georges Simenon, noto anche per essere l’inventore del commissario Maigret, ha pubblicato “La morte di Belle” nel 1952 mentre viveva negli Stati Uniti.
Gli abitanti del paese in Connecticut dove viveva non lo hanno mai perdonato: forse si sono riconosciuti nei personaggi o forse, più probabilmente, hanno riconosciuto nel romanzo le regole della (loro) crudele comunità che cerca di espellere il ‘corpo estraneo’, identificandolo nel colpevole di un crimine, pur in assenza di prove.
Christine, signora agiata e membro attivo della comunità, ospita da qualche settimana Belle, la figlia di un’amica che si trova in difficoltà.
La ragazza, libera e autonoma, si ambienta subito e trascorre molte ore fuori casa, frequentando vari ragazzi. Poi però Belle viene trovata uccisa nella sua camera e per il marito di Christine, il mite professor Spencer Ashby, inizia l’inferno.
Simenon scrive un romanzo inquietante sul rapporto tra colpa e innocenza, sul potere del sospetto e sulla realtà immaginata che diventa realtà vissuta.
L’autore infatti scava con lucidità nell’animo dei suoi personaggi, ne disegna le paure e le ossessioni, li accompagna nei dolorosi percorsi nel corso dei quali riaffiorano traumi del passato e ci si confronta con un eros non inquadrabile nelle rigide norme di una società (in apparenza) sessuofobica.
Se questo libro vi piacerà, vi consiglio anche la versione cinematografica, “Il caso Belle Steiner” (2024), passato in sala a Spoleto questo inverno.
Lucia Romizzi