Punto di ritrovo o minaccia? Spoleto si spacca sull’apertura del McDonald’s
Ricostruiamo il dibattito cittadino intorno all’apertura del nuovo punto vendita del celebre fast food
A Spoleto nell’estate 2025 in via dei Filosofi aprirà un nuovo McDonald’s. La notizia annunciata ufficialmente il 19 maggio ha infiammato la città, tra chi si dice abbia lasciato il proprio lavoro per provare a entrare nella multinazionale, chi si preoccupa per l’impatto culturale e alimentare che un McDonald’s avrà sulla comunità e sulle abitudini dei propri figli, e chi non vede l’ora vengano aperte le porte del locale per andare a mangiare burger e patatine.
Nell’ambito del laboratorio di giornalismo “Artisticamente” abbiamo raccolto queste voci dentro e fuori la città, nel tentativo di raccontare aspettative e timori che stanno accompagnando il cantiere.
Incontrarsi al Mac
Le prime testimonianze che raccogliamo sono di ragazzi under 18 che vivono a Spoleto, che incontriamo tra scuole medie e primi anni delle superiori. Qui si respira aria di entusiasmo per l’apertura del punto vendita, principalmente perché in tanti andavano al negozio di Foligno e vedono nel fast food un potenziale punto di ritrovo – qualcosa di cui sentono la mancanza nel territorio cittadino.
“Il Mac è un punto di incontro ed è un posto di lavoro per giovani, ma personalmente il loro cibo non mi piace e io non lo frequenterei,” ci dice Veronica, 14 anni.
Anastasiia, studentessa di 15 anni, conferma che tra tanti coetanei è comune la percezione che il McDonald’s possa rappresentare un punto di ritrovo. Secondo la studentessa, posti di ritrovo più tradizionali, come i bar del centro o la biblioteca, sono spesso percepiti come luoghi “per vecchi”, per persone più grandi: “Tuttavia dal mio punto di vista ci sono molti posti dove si possono incontrare le persone, non solo un ristorante,” aggiunge. “Ad esempio un parco, tipo il Chico Mendez, piazza della Vittoria o piazza Garibaldi. Ci incontriamo spesso lì.”
Che succede però se un Mac diventa il luogo di ritrovo per i ragazzi? Abbiamo provato a chiederlo a chi da anni osserva, studia e analizza questo tipo di dinamiche da un punto di vista accademico.
“In parte il McDonald’s ha preso il posto dei tradizionali luoghi di ritrovo giovanili come piazze, cinema e biblioteche,” afferma Niccolò Bertuzzi, ricercatore in Sociologia politica presso l’Università di Parma. Secondo Bertuzzi il fast food offre “uno spazio accessibile, con wifi, senza obbligo di consumo elevato, in contesti urbani sempre più privati di spazi pubblici.”
“Tuttavia,” avverte il ricercatore, “è altrettanto evidente che questo trend normalizzi un modello relazionale e culturale basato sul consumo, riducendo le possibilità di sperimentare spazi realmente pubblici e autonomi.”
Questo timore lo incontriamo anche parlando con una mamma spoletina, residente nelle vicinanze del nuovo McDonald’s.
“lo lo boicotterei,” afferma Laura, 42 anni, senza mezzi termini. “Al momento i miei figli non lo conoscono e comunque non mi hanno mai mostrato interesse per questo luogo e quindi non ci sono mai andati.”
“Il fatto che mi apra sotto casa mi preoccupa, perché passandoci davanti 6 volte al giorno, non so per quanto tempo potrò resistere a dire di no,” continua. “Per non parlare del rischio reale che da quando aprirà, l’80% dei compleanni dei bambini si svolgerà in quel luogo.”
Sul tema del Mac come luogo di incontro per giovani e giovanissimi è intervenuta anche l’assessore al sociale del Comune di Spoleto Luigina Renzi, che vive a contatto con molti adolescenti come professoressa al liceo Scientifico.
“Sicuramente diventerà una piazza di incontro, perché non necessariamente devi acquistare un intero pasto, ma puoi andare anche solo per una bibita,” afferma Renzi. “Quindi accoglie i ragazzi e le ragazze, soprattutto nel periodo invernale, senza dover necessariamente spendere molti soldi, come invece succede in altri esercizi della città, che non hanno la stessa flessibilità oraria.”
In qualità di assessore, Renzi afferma che la Consulta giovanile sta compiendo una ricognizione dei bisogni dei giovani spoletini per capire se è necessario pensare ad altri spazi, su cui però si pone anche un problema dell’eventuale futura gestione. Renzi menziona spazi esistenti come il Cantiere Oberdan, la Biblioteca di Palazzo Mauri, o gli oratori: storici luoghi di aggregazione, su cui spesso i suoi studenti lamentano problemi di accessibilità, a partire dagli orari di apertura.
Lavorare al Mac
L’altro aspetto finito al centro del dibattito riguarda le possibilità occupazionali. La stessa azienda ha battuto più volte su questo tasto nei suoi comunicati stampa per raccontare l’imminente apertura, annunciando 50 posti di lavoro in arrivo.
“McDonald’s offre un’opportunità di lavoro concreta, grazie a contratti stabili (che rappresentano il 92% del totale) e possibilità di crescita professionale rapida, grazie a un programma di formazione strutturato,” si legge in un comunicato.
Sono diverse le voci di giovani e giovanissimi che abbiamo raccolto che hanno la stessa percezione: “Secondo me questa è un’opportunità lavorativa molto utile come prima immersione nel mondo del lavoro per i giovani”, dice Francesco, 19 anni. Secondo Emma, 15 anni, “È un posto di lavoro ben pagato, e secondo me andrebbe bene come primo lavoro.”
Anche il presidente della Confcommercio cittadina, Tommaso Barbanera, considera quest’apertura “un’opportunità per i giovani e un’offerta che mancava nella città.” Barbanera si spinge a dire che avrebbe auspicato l’apertura in centro storico: “Comprendiamo le scelte politiche di questa multinazionale, ma sarebbe stato meglio se il McDonald’s fosse stato aperto dentro le mura.”
Il tema del lavoro è finito spesso al centro degli accesi dibattiti social, dove molti hanno fatto più o meno generici riferimenti a un modello di lavoro basato sullo “sfruttamento.”
Al di là di commenti e post, guardando ad altri punti vendita già aperti in regione, non più tardi della scorsa Pasqua i lavoratori dei tre McDonald’s di Terni hanno scioperato, denunciando “l’indisponibilità dell’azienda alla contrattazione” su una serie di benefici contrattuali. Lo sciopero è stato accompagnato da un presidio davanti al punto vendita nei pressi dello Stadio: “Festeggeremo questa Pasqua di lotta con l’auspicio di maggiori tutele e diritti e dignità per queste lavoratrici e lavoratori,” hanno scritto le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil a proposito dell’iniziativa sindacale.
Mangiare al Mac
“Venendo alla ciccia”, soprattutto tra i più giovani, tra elementari e medie, l’attrazione è tutta per gli hamburger, i nuggets, le patatine e i gelati “McFlurry” a pochi euro – ovvero la proposta gastronomica del nuovo punto vendita. In tanti ci hanno raccontato di essere sollevati di non dover più andare a Foligno con mamma e papà per mangiare al McDonald’s.
L’aspetto del modello alimentare proposto da McDonald’s è quello storicamente più spesso al centro del dibattito pubblico che gira intorno a questa ed altre catene di fast food. Il tema in passato è stato sollevato con particolare efficacia dal celebre documentario “Super Size Me”, uscito nel 2004. Nel film Morgan Spurlock, regista e interprete principale, decise di investigare gli effetti del fast food direttamente sul proprio organismo, mangiando per trenta giorni, colazione-pranzo-cena, solo e soltanto hamburger, patatine e bibite di McDonald’s.
Il film all’epoca destò clamore, mostrando gli effetti deleteri di questo esperimento sulla salute del protagonista, che divenne obeso in poche settimane. Si è tornato a parlarne circa un anno fa, a seguito della morte dell’autore per un cancro a 53 anni.
Il problema dell’eccesso di peso in Umbria esiste già, anche tra la popolazione infantile, con dati appena più bassi della media italiana. L’ultima indagine dell’Istituto Superiore di Sanità risale al 2023, e guarda ai bambini e le bambine delle terze classi primarie (8-9 anni): il 18,4% del campione è risultato in sovrappeso, il 7% obeso, l’1,2% in condizione di obesità grave. Complessivamente il 26,6% dei bambini, uno su quattro, ha problemi di sovrappeso o di obesità.
Il tema della qualità del cibo e di questo tipo di alimentazione si è affacciato solo occasionalmente nella recente discussione in città. “Io credo che quella del McDonald’s sia un’alimentazione un po’ particolare. L’alimentazione di noi spoletini, di noi italiani, è salutare, buona. Quella del Mac è diversa,” ci ha detto Mario Romoli, allenatore di karate per ragazzi e personal trainer. “Come sportivo, per avere un fisico tonico, atletico e resistente prediligo un’alimentazione mediterranea, che ci invidia tutto il mondo.”
Etica e ambiente alla porta
Se di salute si è parlato marginalmente, ancor meno si è parlato in queste settimane degli aspetti etici e ambientali legati a uno dei principali brand del fast food, che è spesso considerato il simbolo per eccellenza di un modello di iperproduzione e iperconsumo di carne a basso costo, con gli effetti ambientali che ne derivano, come la deforestazione tropicale.
“Sai qual è l’impronta ecologica di un panino da fast food? Sai se esistono alternative alimentari a minor impatto ambientale, sociale ed etico? Sai se e quanto incide la nostra scelta alimentare quotidiana nelle crisi climatica e di biodiversità?”, ci invita a domandarci Antonio Morabito, Responsabile nazionale Cites e Benessere animale di Legambiente Nazionale.
Abbiamo chiesto a Morabito perché questi argomenti, che potrebbero essere di particolare interesse per le generazioni più giovani, sono invece del tutto fuori dai radar. “I problemi di sostenibilità (cambiamenti climatici, deforestazione, perdita di biodiversità) sono spesso percepiti come fenomeni ‘lontani’, di scala globale,” ci ha risposto l’esperto in una mail.
“Questo comporta che vengano considerate dai cittadini emergenze immediate da affrontare questioni come lavoro, traffico, inquinamento urbano, rumore, trasporti, mentre l’impatto ambientale e sociale legato alla filiera intensiva della carne o ai packaging monouso del fast food restano sullo sfondo, lontani,” ha detto.
Secondo Morabito, il dibattito pubblico si concentra su altri aspetti, come quello economico e occupazionale, e “la conseguenza è che chi ha competenze o sensibilità in materia ambientale, sociale e alimentare tende a zittirsi per non esporsi a critiche, generando un effetto di ‘spirale del silenzio’.” “In questo contesto, chi avanza preoccupazioni sui costi ambientali, sociali ed etici dell’operazione rischia di essere percepito come “in contrasto con lo sviluppo,” ha detto.
Michela Bruschini, Anastasiia Gramaccia, Edoardo Poli Sandri / Laboratorio di giornalismo Artisticamente
Può essere un diversivo, per I ragazzi e le famiglie.
Ma con giudizio col motorino.. Andassero piano le auto. Sono contenta se sarà per un lungo e infinito tempo, per le persone che ci lavoreranno.