“La Cantatrice calva”: è Ionesco, baby…
Che Eugène Ionesco sia un genio della letteratura è verità indiscussa. Che il suo teatro dell’assurdo abbia segnato una svolta nel Novecento, proponendo testi di straordinaria novità, è dato incontrovertibile. Eppure il suo teatro è difficile da rendere, le sue opere sono di incredibile complessità, lo scavo sulla parola profondo e graffiante. Non tutti possono mettere in scena Ionesco, anche perché per farlo serve una performance attoriale che debba necessariamente avvalersi di una molteplicità di mezzi espressivi, verbali e non.
Tanti anni fa, da giovane studentessa, lessi “La cantatrice calva”. Mi incantò. La mia adolescenza ne uscì tutta meravigliata.
A distanza di tanto tempo ieri a Orvieto, nella splendida Sala del Carmine, ho assistito alla rappresentazione de “La cantatrice calva”, prodotta da “Io ci sono per”. Sono rimasta senza parole. Sei giovani attori, interpreti appassionati e sinceri, ci hanno condotto per mano nel salotto degli inglesissimi Smith.
Mr. Smith alterna equilibrio e alterigia, è insignificante e irritante, mentre Mrs. Smith, solo apparentemente più quieta, rivela comportamenti sempre di più contrastanti e ambigui, simbolo di un tedio esistenziale che l’adesione alle stereotipate convenzioni sociali non smussa.
Poi ci sono i Martin, che arrivano in ritardo ad una cena già consumata: lui che cerca di far ricordare a lei di essere sposati e lei che sembra non ricordarsi, lui che oscilla in modo proteiforme dalla tenerezza all’aggressività, in un tentativo imperfetto di ricostruire una felicità perduta. Lo spettatore si chiede se la vita sia sogno o non sia sogno ma l’irrompere sulla scena di una cameriera invadente e di un pompiere alla ricerca di un fuoco da spegnere rappresentano l’irrompere della realtà nell’insignificanza della vita dei personaggi prima dell’inatteso finale.
Non aspettatevi una resa drammaturgica pesante, si riflette ridendo di fronte a tanta inglesissima, universale assurdità del presente. La regia di Davide Simoncini è magistrale, di bravura incredibile tutti gli attori, Sophia Angelozzi, Diana Bettoja, Andrea Mortini, Alessio Renzetti, Marta Savoia e Marlon Zighi Orbi.
Una nota particolare per l’interprete di Mr. Martin, Marlon Zighi Orbi, la cui espressività e la cui incredibile capacità mimetica mi hanno ricordato quanto il teatro possa essere meraviglioso, in quella catarsi di ellenica memoria che spettacoli apparentemente più blasonati non riescono a realizzare.
Lucia Romizzi