Spoleto, lettera disperata dei lavoratori ex Pozzi alle istituzioni

Spoleto, lettera disperata dei lavoratori ex Pozzi alle istituzioni
Spoleto, lettera disperata dei lavoratori ex Pozzi alle istituzioni

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera che i dipendenti Ims e Isotta Fraschini hanno inviato alla presidente Catiuscia Marini, alla Prefettura e all’arcivescovo di Spoleto e Norcia monsignor Renato Boccardo.

Caro Presidente, spettabili istituzioni

I dipendenti della IMS – Isotta Fraschini, colpiti nella dignità di uomini e nella professionalità di lavoratori da una scellerata, annosa gestione manageriale che si è tradotta nei recenti arresti da parte della magistratura ordinaria nei confronti della proprietà e dirigenza del gruppo Casti, stanno oltremodo pagando sulla propria pelle per le azioni di altri.

Al momento alcuni di noi si trovano senza stipendio dallo scorso mese di aprile, mentre alcuni degli altri attendono la cassa integrazione di maggio. Il risultato, come è facile comprendere, si traduce in continui disagi economici e familiari, problemi concreti per reperire le risorse minime indispensabili per mantenere le nostre famiglie – in alcuni casi , poi, moglie e marito sono anche colleghi di lavoro, con le conseguenze che è facile immaginare – e, in ultima analisi, in una qualità complessiva della vita che si è ridotta ad un livello inaccettabile, oltretutto per colpe non imputabili al nostro operato. Al momento su di noi regna l’incertezza più totale.

Non sappiamo se e quando si sbloccheranno gli ammortizzatori sociali, dalle istituzioni riceviamo risposte poco più che vaghe, impegni informali che si traducono, molto spesso, in ulteriore tempo che trascorre, settimane che passano e altre risorse personali cui dobbiamo attingere per andare avanti, in attesa dei nostri diritti.

Caro Presidente, spettabili istituzioni tutte: ciascuno di noi lavoratori ha un alto senso dello Stato e dei suoi organismi, un rispetto profondo della Costituzione Italiana e di ogni suo articolo, a cominciare dal primo. Senza lavoro non c’è dignità, senza lavoro non ci sono certezze, ma senza lavoro, per molta gente, non rimangono neanche alternative. Il pianto dei nostri figli che hanno fame va al di là di qualsiasi legge scritta.

Questa è soltanto il profilo emergenziale della nostra vertenza, a cui si affianca quello occupazionale e produttivo. Riteniamo la fase attuale cruciale per il futuro del sito industriale e delle due aziende, per questo chiediamo a tutte le istituzioni civili coinvolte di vagliare con la massima attenzione alle proposte e prospettive disponibili nel tentativo di salvaguardare 240 posti di lavoro e la maggiore realtà produttiva del territorio.

Certi della Vostra sensibilità