La lettera della preside che ha negato al prete di benedire la scuola

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La lettera della preside che ha negato al prete di benedire la scuola

In alcuni organi di stampa è stata pubblicata la lettera di Simona Lazzari, la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo di Foligno che la scorsa settimana ha negato al prete di benedire la scuola durante le lezioni. Di seguito il testo integrale. 

Ho deciso di parlare non per difendere la legittimità della mia condotta come dirigente scolastica, che è avvallata da svariate specifiche disposizioni normative e interventi degli organi giurisdizionali, ad oggi ancora forse poco conosciuti dagli operatori stessi delle istituzioni scolastiche, e ancor meno dagli altri, e molto spesso disapplicata anche dagli stessi dirigenti scolastici, ma per fare chiarezza e per un senso di responsabilità nei confronti delle famiglie e dei ragazzi che abbiamo il compito di formare ed educare, ai quali in questi giorni noi adulti, stiamo mandando dei messaggi.

Innanzitutto, ribadisco che non c’è mai stato un diniego a priori rispetto alla questione, ma la volontà e il dovere di regolamentarla. Appena ho preso atto delle richieste delle famiglie e dell’esistenza di tale tradizione, la benedizione è stata immediatamente organizzata con le procedure previste, è stata inviata la circolare di richiesta prima ancora che i genitori esprimessero malumori in seguito agli annunci dei parroci. La benedizione si farà, ma secondo le norme, e venendo incontro alle esigenze dei genitori. Si svolgerà quindi al di fuori delle ore di lezione: in una scuola primaria durante l’ intervallo della ricreazione, all’ infanzia nell’intervallo che precede la mensa, garantendo la vigilanza agli alunni che non intendono partecipare; in altre due scuole al termine delle lezioni. È nel mio stile di preside e di persona, il rispetto nelle norme, ma anche la disponibilità e la necessaria flessibilità che consente soluzioni contestualizzate.

Ciò che mi preme sottolineare è che dietro la mia condotta non c’è nessuna posizione ideologica, ma i principi di laicità e di correttezza, imprescindibili, che appartengono al mio ruolo e al mio essere cittadina. Per assurdo, è proprio la mia identità di credente, di laica impegnata da sempre nella realtà parrocchiale e diocesana della città a ispirare il mio lavoro. In una società pluralista e inclusiva, la scuola è chiamata a promuovere il rispetto reciproco e a favorire una sensibilità nuova rispetto al pluralismo religioso e alla libertà di coscienza. La propria identità va assolutamente difesa non con la rivendicazione e lo scontro, ma con intelligenza e condivisione. Credo che si possa essere credenti e testimoniare anche e soprattutto in modo laico i propri valori. Lontani da polemiche inutili, fuorvianti e facilmente strumentalizzate, occorre promuovere un dialogo e un confronto costruttivo e sostanziale proprio tra chiesa, scuola e famiglia sull’ educazione alla convivenza civile e alla cultura della persona.

I due istituti che rappresento, I.C. Foligno 3 e, momentaneamente, anche il III Circolo M. Cervino di Foligno, hanno sempre collaborato con le parrocchie del territorio in modo fattivo e proficuo e anche con le famiglie, che ringrazio, si è instaurata un’ottima sinergia. Insieme ai docenti ci adoperiamo ogni giorno a far respirare ai “nostri” ragazzi un clima di accoglienza di tutti e di ciascuno, dove le differenze sono motivo di ricchezza e non di divisione. Questa è la comunità civile e cristiana che vorrei che i bambini e i ragazzi leggessero sui giornali e sui social network in cui sono immersi.