Spoleto, Unione Sindacale di Base: “Non possiamo permetterci di far chiudere un’altra fabbrica nel silenzio”

Riceviamo e pubblichiamo da Unione Sindacale di Base – Spoleto:

LICENZIATI GLI 8 LAVORATORI DELLA CAVA, NESSUNA GARANZIA PER IL LORO FUTURO, NIENTE PIANO INDUSTRIALE PER IL RILANCIO DELL’AZIENDA

Giorni  di grande disagio e forte preoccupazione per tutti i lavoratori del cementificio spoletino, coinvolti in un vortice che sta disintegrando le primarie certezze e con la netta sensazione di essere stati abbandonati da tutte le parti interessate: la nuova proprietà Colacem, l’Amministrazione comunale e i propri rappresentanti sindacali.

Sono stati licenziati gli 8 dipendenti che lavoravano alla cava i quali, al contrario delle rassicurazioni che stanno arrivando da più parti, denunciano l’incredibile assenza di impegni precisi riguardo il loro futuro.

Gli stessi hanno ricevuto solamente la promessa della “possibilità” di un reimpiego … alla sede di Gubbio (in un’azienda collegata alla Colacem), per soli 6 mesi e senza  aver la garanzia del  mantenimento dei salari, di un rimborso per gli spostamenti, di una continuità lavorativa!

Per il resto dello stabilimento tutto è aleatorio. La Colacem non ha  ancora presentato un piano industriale e oggettivamente si evidenzia fino ad ora una imperdonabile assenza di protagonismo nella vertenza da parte del Comune e delle OO.SS. presenti in azienda, per salvaguardare i più elementari diritti dei lavoratori e i livelli occupazionali.

Senza alcun dubbio, la domanda ricorrente tra gli addetti è: perché la Colacem,  che non ha interesse per l’estrazione del  materiale  della cava e del forno, ha acquistato la ex Cementir? Solo per eliminare un diretto concorrente? Ma se questo fosse già il sentore, perché chi avrebbe dovuto opporsi ad una vendita al buio non ha richiesto, come avviene in tali casi, impegni formali all’acquirente prima del cambio di proprietà?

A questo punto i lavoratori, in considerazione del fatto che licenziare un po’ alla volta piuttosto che tutti insieme provoca meno resistenza, devono opporsi a questa riduzione (per ora) parziale, facendo fronte comune, compatti (impiegati alla cava, cementificio e autotrasportatori) contro questa sottrazione di dignità ed invitare tutti i concittadini alla protesta e alla mobilitazione.

NON POSSIAMO PERMETTERCI DI FAR CHIUDERE NEL SILENZIO UN’ALTRA FABBRICA!

Ettore Magrini – Unione Sindacale di Base – Spoleto