Spoleto, Maran: 150 esuberi di personale. Al via lo sciopero ma adesione bassa. Ecco perché

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Con una lettera, i lavoratori della Maran spiegano il perché della bassa adesione allo sciopero

Sono 150 gli esuberi che segnano la distanza tra Hoist e i rappresentanti dei lavoratori. Nonostante l’incontro di pochi giorni fa tra le due parti, infatti, pare che le cose non siano cambiate di molto perché il Gruppo svedese non avrebbe intenzione di ridurre gli esuberi, se non su 10-15 posti di lavoro.

Apertura, invece, sulla questione della decurtazione dello stipendio per chi resta e sul pagamento dell’eventuale primo stipendio. Sforzi giudicati troppo bassi dai rappresentanti dei lavoratori che hanno dato il via allo sciopero il quale, però, sta avendo una bassa adesione da parte dei lavoratori che, in una nota, spiegano il perché.

Oggi, a cinque giorni dall’inizio dello sciopero, vogliamo rendere note le ragioni per le quali abbiamo deciso di non aderirvi. C’è forte rispetto per i colleghi che la pensano in modo differente dal nostro e sentiamo l’esigenza di condividere con tutti che l’obiettivo è il medesimo.

A ciascuno di noi pesa la retribuzione parziale e anche noi viviamo con la paura di perdere un lavoro a cui ci siamo dedicati con passione per tanto tempo, lottando ogni giorno nell’incertezza. La forte apprensione nasce dal fatto che alcune commesse sono a rischio e diverse società mandanti stanno decidendo se ridurre o ritirare il portafoglio clienti: proprio oggi un importante cliente ci ha appena comunicato che domani diminuirà il carico, mentre altre due importantissime committenti hanno deciso di bloccare i prossimi affidamenti. Ciò provocherà inevitabilmente conseguenze negative per chi questa società ha intenzione di acquistarla e che dovrà fare i conti con un fatturato irrimediabilmente ridotto. Domani cosa accadrà? Quali altri clienti smetteranno di avere fiducia in noi?

Altro punto da considerare è il fallimento che ci attende in caso di mancato accordo: ci spetterebbero solo le ultime tre mensilità da calendario (giorni di sciopero esclusi) e perderemmo le competenze congelate del pre-concordato. Inoltre andremmo a precluderci quello che i possibili acquirenti hanno deciso di mettere a disposizione in caso di accordo tra le parti, ovvero alcuni anticipi sugli stipendi futuri per chi rimarrà in “Nuova Maran” già dai primi giorni di ottobre, per garantire una liquidità immediata a chi sta affrontando con sacrificio le indigenze di questi ultimi mesi.

Vogliamo anche garantirci un’opportunità, per questo incerto e nuovo futuro, che ci permetterebbe di investire tutte le nostre competenze e che ripagherebbe il nostro impegno, in una realtà diversa in grado di promuovere una crescita professionale per tutti noi. Siamo consapevoli che lo sciopero possa aver contribuito a velocizzare l’incontro tra le parti per trattare i temi caldi oggetto dei tavoli istituzionali, ma di contro, riteniamo che il proseguo dell’agitazione metterebbe a repentaglio il futuro di tutti noi lavoratori. Auspichiamo, quindi, che la normale attività possa riprendere al più presto.

One Response

  1. Forse è il caso che si cerchi di capire le reali motivazioni che hanno minato la partecipazione allo sciopero.
    Purtroppo si è fatto ricorso ad azioni di condizionamento psicologico che hanno colpito i soggetti gia indeboliti da una situazione di difficoltà che si trascina oramai da troppo tempo.
    Azioni così meschine che dovrebbero fare riflettere sulle reali intenzioni dei nuovi compratori.
    Ora era il momento di difendere i propri diritti e non di arrendersi alle prime minacce.
    Lo spostare la responsabilità della revoca delle commesse sui dipendenti è come ignorare che i committenti seguono l’azienda da tempo con attenzione ed il pagamento solo parziale degli stipendi ha fatto il resto.
    Ora la scelta è quella di fallire subito o di agonizzare per diversi mesi.

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