Ecco le prove che incastrano le "bestie"

Dopo l’arresto del terzo ricercato del commando che ha seminato panico e morte nel perugino, con diverse rapine in villa e l’uccisione di Luca Rosi, l’impiegato bancario di 38 anni, morto per difendere la sua famiglia, si chiude il cerchio delle indagini dei fatti di Ramazzano.

Gli arresti sono cominciati con la cattura del presunto basista della banda, poi continuati fino a venerdì scorso, con il fermo dei primi due romeni.

Infine l’epilogo di lunedì con l’arresto del terzo uomo, D.G. praticamente braccato dalle forze dell’ordine che lo hanno raggiunto grazie all’esame dei contatti telefonici con uno degli altri fermati e con un mandato di arresto europeo messo in atto dalla polizia romena.

Anche il 23enne, è accusato di rapina aggravato in concorso, omicidio pluriaggravato, sequestro di persona e uso abusivo d’armi e secondo i pm sono diversi gli elementi che lo collocherebbero, insieme alla banda, sulla scena del delitto.
Si tratta del Dna sulla scarpa di I.G. ritrovata a Torgiano ( lo stesso isolato a Resina ) e nel covo che ha ospitato il gruppo prima del rientro in Romania, di una suoneria del telefonino ed ancora gli stessi jeans e scarpe da ginnastica.

Nel frattempo i due stranieri fermati venerdì, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere all’interrogatorio del giudice e la compagna di Luca, Mary ha chiesto per i responsabili, una condanna esemplare.