Povera Italia!

Due semplici parole per esprimere il grosso disagio degli ultimi decenni del nostro paese. La parola va ora a Don Gianfranco Formenton, indignato con la situazione odierna dell’Italia che sta tradendo i suoi valori a causa di personaggi carismatici. L’unico coraggioso? Il cardinal Bagnasco. L’attuale disastro moderno causato dai leader potenti grazie ai soldi potrebbe cambiare o almeno c’è la speranza.

“Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame che non sa cos’è il pudore. Si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene… Nel fango affonda lo stivale dei maiali…”.

Si era nel 1991 e Franco Battiato così descriveva le macerie di un mondo politico putrefatto che si dissolse un po’ nelle aule giudiziarie, non po’ con lanci di monetine davanti all’hotel Ergife, un po’ sulle spiagge tunisine e, purtroppo, un po’ riciclandosi in operazioni gattopardesche che il vecchio monaco (e padre della Costituzione) Giuseppe Dossetti, immortalò nel famoso intervento del ’94 “Qustos, quid de nocte?” nel quale lanciava il suo appassionato allarme sulla “discesa in campo” di un ricco signore brianzolo che, secondo lui era il vero pericolo per la democrazia.

Anche allora c’era chi sentenziava: “Non cambierà, non cambierà”!

Anche allora c’era chi profetizzava: “Sì che cambierà, vedrai che cambierà”.

E qualcosa cambiò. Ci fu chi finalmente esultò nel risentire parlare di virtù laiche quali l’onestà, la lealtà, il dovere, il sogno di un mondo e di una politica migliore.

Come si è potuti arrivare a questo fango nel quale “affonda lo stivale dei maiali”?

Bisogna ringraziare il cardinale Bagnasco che ha avuto finalmente il coraggio di dare un nome e un cognome al drammatico momento politico che la nostra patria sta vivendo e che per la prima volta delinea esattamente il campo nel quale va inquadrata la crisi morale, politica ed istituzionale scatenata dalle vicende giudiziarie di Berlusconi e di tutto il mondo che gli fa corona: “Disastro antropologico”.

Il “disastro” ha però avuto dei segni premonitori ed è un vero peccato che certi settori della gerarchia cattolica non se ne siano accorti o abbiano deciso, in questi anni, di sottovalutarli in nome di altre logiche che rispondevano al nome di “opportunità” e altre parole che indicano da sempre la necessità di sostenere o quantomeno di venire a patti con i volenterosi “difensori” dei valori cattolici.

Ma il “disastro antropologico” alla fine si è presentato con prepotente evidenza. Certi uomini rappresentano politicamente esattamente quello che sono nel senso che a volte le ideologie sono figlie degli uomini che le elaborano ed in questo caso l’ideologia berlusconiana è esattamente lo specchio del demiurgo di Arcore.

“Disastro antropologico” credo che significhi la devastazione dell’immagine dell’uomo, della dignità dell’uomo. Un disastro pianificato mediaticamente in un sistema di programmi televisivi demenziali dove i corpi esibiti diventano idoli della modernità: la bellezza che non è più un valore ma una merce da esibire e commercializzare. Un “disastro” pianificato politicamente dove la partecipazione alla vita politica è caratterizzata non dalle idee, dagli ideali ma dalle prestazioni (anche sessuali), dalle conoscenze, dalle frequentazioni domestiche alla casa dell’”imperatore”.

Ci fu un tempo nel quale anche in Italia si potevano votare le persone che ci potessero rappresentare in Parlamento. Ora non è più possibile. Possiamo solo scegliere tra il “menù” che ci viene proposto dalla “casa”.

Il “disastro antropologico” nel nostro paese è che non è ritenuto uno scandalo il fatto che ci siano persone pubbliche che hanno una condotta immorale. Lo scandalo è che vengano scoperti!

Il “disastro antropologico” è che i nostri ragazzi, i nostri giovani, i bambini sentono parlare tutti i giorni di adulti, di politici (che dovrebbero essere lo specchio di atteggiamenti trasparenti e lineari), che hanno uno stile di vita semplicemente scandaloso e che a loro, ai ragazzi, ai giovani,a i bambini, gli facciamo le prediche, gli insegniamo che non devono dire bugie, che devono essere leali, tolleranti, capaci di comprensione… e che, anzi, se non sono corretti ecc. ecc. li sanzioniamo con il voto di condotta! E’ oggettivamente una vergogna e una immensa ipocrisia della quale, prima o poi, ci chiederanno ragione.

Che cosa gli racconteremo? Che nella vita privata ognuno fa come gli pare? Che non esistono le regole? Che non esiste la giustizia uguale per tutti? Che non esiste la morale? Che chi non la pensa così è un moralista, un puritano ecc. ecc.?

Credo non ci sia in Italia un solo educatore, insegnante, prete, catechista, operatore sociale… sia esso cattolico, laico, radicale, comunista… un solo educatore che non possa non condividere questa lettura della realtà. Credo che non ci sia persona che abbia un minimo di sensibilità educativa che non possa scorgere nel clima che stiamo respirando la devastazione di una visione dell’uomo costruita in secoli di pensiero condiviso.

Credo che un milione di donne che scende in piazza in nome della dignità dell’uomo sia degno del rispetto e della ammirazione che meritano tutte le piazze del Mediterraneo, dall’Egitto, alla Tunisia, alla Libia…

“Sì che cambierà, vedrai che cambierà!”… “la primavera intanto tarda al arrivare”.

 

don Gianfranco Formenton