Giorgio Mariottini: Spoleto non può essere solo la città del Ponte dei Suicidi

E’ un gesto insano, contro natura, c’è la forza e la volontà ferrea di lasciarsi andare della durata di un’attimo.
In quell’ attimo una parola può fermare un gesto atroce, perché è solo in quell’ attimo che un uomo decide di farla finita, come spesso in un istante si fanno follie di cui poi c’è tempo di pentirsi.
Una parola, è’ l’ unico modo per fermare persone talmente orgogliose che non trasmettono mai la propria sofferenza, anzi, l’ espressione paciosa e sorniona a volte, come in questo caso, era una caratteristica che mai avrebbe fatto presupporre la tragedia.
Il ponte non c’ entra ma a volte risulta addirittura comodo per chi vuole farla finita.
C’è ora la grande tragedia di una famiglia distrutta dal dolore, dopo ci sarà l’ esigenza di intervenire per salvare il ponte, che come monumento storico di levatura internazionale, riferimento per poeti ed artisti di tutto il mondo, non può essere rinominato da “Delle Torri” o “Romano”a Ponte dei Suicidi.

Non c’è una lira nelle casse comunali per un sevizio di 24 ore che preveda almeno una operatore specializzato munito di tecnologia sul posto.
Tanti fondi Europei però vengono stanziati proprio per la salvaguardia dei beni storico-architettonici  a rischio.
E qui il rischio c’è, per le persone e per la Storia di un monumento che rischia di essere depredato dell’ arte e delle funzioni che la storia gli ha attribuito, ponte che deve rimanere arte, per chi è di Spoleto e per il turista che cerca cultura e bellezza, non volgare gossip e pesante spettegolio.